RITANNA ARMENI: non si dona la relazione tra una donna e il bimbo che ha in grembo

Ritanna Armeni, giornalista, scrittrice, un po’ volto della tv, un po’ opinionista di quotidiani, sempre di sinistra e sempre attenta all’universo femminile, da anni aveva cominciato a riflettere sulla gravidanza surrogata, anche se, nel suo libro “La colpa delle donne” che parte dall’aborto, si era fermata alla gravidanza assistita, senza andare oltre. Erano stati alcuni casi di cronaca a incuriosirla, alcune testimonianze che arrivavano dalla Gran Bretagna e dagli Stati Uniti che l’avevano spinta ad approfondire la questione inserita tra i nuovi temi della bioetica, fino a farle dire che no, la maternità surrogata non la convinceva perché le appariva come un’ingiustizia sociale.

Perché ingiustizia sociale?

“Perché sia le coppie eterosessuali che vi fanno ricorso, e sono la stragrande maggioranza, sia quelle omosessuali, e sono un numero assai più ridotto, sono coppie ricche o molto ricche che si rivolgono a donne povere o assai meno ricche per ordinare un figlio su misura: possibilmente bianco, occhi azzurri, biondo. È uno sfruttamento pazzesco spesso compiuto da donne nei confronti di altre donne. Se una stramiliardaria di Manhattan facesse questa richiesta a un’altra stramiliardaria di Manhattan , forse, lo potrei ammettere perché sarebbe un rapporto alla pari tra privati. Questo, però, non succede. Ma non è questa l’unica ragione per cui sono contraria alla maternità surrogata”.

L’altra ragione quale è ?

“Non mi piace un mondo dove tutto si può comprare. È una concezione che non mi appartiene. Per di più in questo caso:

a differenza di un organo come un rene che si può donare, non si dona per nove mesi un utero ma la relazione tra una donna e il feto che dentro di lei sta diventando un bambino. È un’altra cosa.

Foto Uri Bareket Flickr

Mettere dei limiti alla libertà personale le pare, dunque, sbagliato in questo caso?

“La libertà degli esseri umani è ovviamente limitata, ma fissarne i limiti mi pare molto difficile. Quello che va bene per me non è detto vada bene per tutti. So benissimo che alcune donne ritengono che dare ad altri, donne o uomini, la possibilità di essere genitori sia un atto di generosità compiuto liberamente, ma quanto liberamente, mi chiedo, se c’è sempre, tranne in casi rarissimi, uno scambio di favori o di denaro? E quanto è autonoma la scelta di una donna che non è libera dal bisogno? Per me, questa, è una forma di sfruttamento. L’umanità va oltre ilmercato altrimenti non è umanità tant’è vero che nessuno si sognerebbe di vendere o di comprare un sentimento: l’affetto di un padre per i figli, l’amore tra due persone, l’amicizia. La carta di credito non c’è per tutto”.

Lei critica anche chi considera la maternità un sentimento speciale, vero?

“Mi danno fastidio le donne che la esaltano, che fanno della maternità una mistica: solo io sono madre, solo io posso esserlo, solo io posso capirlo. Come mi danno fastidio le coppie di gay maschi che presumono di poter essere madri: con chi l’hanno fatto il figlio se non con una donna? Ma questo non c’entra o almeno c’entra solo indirettamente: se ne parla perché in Italia è in discussione la legge sulle unioni civili con la step-adotion che ne consegue. Una legge giustissima che però apre un buco nero proprio sui bambini nati con la “surrogata” ai quali oggi si deve un riconoscimento giuridico. Un esponente del PD cui esprimevo queste mie perplessità mi ha risposto che permettere al partner gay di adottare il figlio del compagno non ha a chè vedere con questo perché potrebbe essere un vedovo che ha avuto precedentemente un figlio dalla moglie. Suvvia, quanti vedovi gay ci sono in Italia? E per una minoranza di una minoranza si deve legiferare?”.

Come risolverebbe la questione?

“Permetterei alle coppie gay di ricorrere all’adozione. Si deve combattere il pregiudizio per cui un bambino cresciuto da una coppia gay sarebbe per forza costretto a subire abusi sessuali o a diventare anche lui omosessuale. Sono sciocchezze che vanno combattute! E con forza. Sono certa che, tranne megalomani dall’ego smisurato come Elton John, la grande maggioranza dei gay sceglierebbe la via dell’adozione. E non mi si dica che aprire oggi un dibattito sulla maternità surrogata significa voler affossare la legge sulle unioni civili oppure essere contro gli omosessuali. No, non ci sto.

https://flic.kr/p/eiHLDb

Esprimere le proprie posizioni pubblicamente è un valore importante per la democrazia che si sviluppa proprio sul confronto delle idee, anche idee diverse. Ma posso dirlo? Tutto ciò riguarda ancora poche, pochissime persone. Molto più serio mi pare indagare sulle ragioni per cui nel mondo occidentale le ragazze sono obbligate a fare figli sempre più tardi, in una età in cui spesso i figli non arrivano facilmente perché la fecondità si riduce con gli anni. Mi ha fatto inorridire la Microsoft che ha offerto alle sue giovani dipendenti il congelamento gratuito dei loro ovuli purchè non facessero bambini finchè erano nella loro azienda. Questo sì è un atto violento, contrario alla libera scelta di una donna che deve poter decidere, senza condizionamenti di sorta, se e quando essere madre“.